MANCANZA-PURGATORIO |
dalla mostra “Il di/segno del cinema” Palazzo di Città, Cagliari
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a cura di Giovanni Columbu, Anna Maria Montaldo, Giona A. Nazzaro
in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission
Testo di Giona A. Nazzaro, estratto dal catalogo “Il di/segno del cinema”, 2015, Silvana Editoriale
“La vertigine che caratterizza le opere in mostra di Stefano Odoardi, maestro misterioso e nascosto del panorama artistico italiano che osa operare al di là delle barriere di senso e di gusto dominanti, sta tutta nell’ imprendibilità materica dei suoi gesti di nero che appaiono sulla superficie bianca dei quaderni e taccuini che guidano, contrappuntano, commentano la realizzazione delle sue opere.
Creatore e visionario architetto di mondi a sé stanti , si ritrovano come lacerti di sogni fra le immagini dei suoi lavori ma disseminati sui fogli come presenze esplose e sempre in movimento di un silenzioso vortice inebriato. Fautore di un movimento addirittura submolecolare su carta, come se il suo sguardo aspirasse a profondità frattali, Odoardi, dotato di una notevole sensibilità orientale, crea galassie vuote dominate da un bianco che anela alla sua negazione. Ed è in questa tensione progettuale che l’opera di Odoardi si muove come setacciando i margini di un mondo da comporre: resistendo però alla tentazione di unire i punti separati dallo spazio. Ed in questa interazione fra il vuoto del segno e il pieno di un lavoro sull’immagine che danza libera fra sperimentazione artistica e videoarte, che il segno grafico di Odoardi diventa dichiarazione di una progettualità aperta: i vuoti dell’una nutrono i vuoti dell’altra, creando una vertigine prospettica unica. E ciò che appare è la possibilità del dire: restaurata.”
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