Estratto da FilmTv n. 46 del 20 Novembre 2016.


Stefano Odoardi è una delle figure più interessanti e appartate del nuovo cinema italiano. Autore di una filmografia corposa nella quale s’intrecciano, senza soluzione di continuità ma con straordinaria coerenza, formati, lunghezze e linguaggi diversificati, ha saputo muoversi con grande intuizione strategica al di fuori dei circuiti abituali del cinema italiano, lavorando soprattutto all’estero, fra Corea del Sud e Olanda.
Praticando un cinema in grado di dialogare senza complessi di inferiorità con le forme più avanzate d’installazione e videoarte, Odoardi opera con leggerezza documentaria fra linguaggi apparentemente in opposizione fra loro.
Mancanza-Purgatorio è il secondo capitolo di una trilogia dedicata a un’ideale rappresentazione, materialistica e filosofica della storia contemporanea del nostro paese. Realizzato con la complicità di un gruppo di abitanti del quartiere Sant’Elia di Cagliari, il film è costruito intorno alla figura di Angélique Cavallari, musa del regista, e nutrito di lacerti poetici e letterari eterogenei. Odoardi crea uno spazio vuoto fatto di erranze e spostamenti, ma non astratto, ancorato nel contesto di una realtà post-operaia e calato in un bianco e nero nel quale il regista riesce ad articolare un ricco spettro di tonalità grigie, come di un canale televisivo morto che tenti di continuare a trasmettere.
Come nel precedente Mancanza-Inferno, il corpo della Cavallari si muove come un angelus novus fra luoghi e oggetti, interrogando il senso di una storia come ferma nella percezione della propria fine. Il passo ipnotico del film e la sospensione notturna, come un blues ambient, fanno di Mancanza-Purgatorio uno degli oggetti più singolari della stagione; un lavoro affascinante nonostante qualche minuto di troppo. Da vedere e da scoprire. G.A.N.